L’attesa

Terribile e meravigliosa è l’attesa di te.

Un nodo in gola che si scioglie solo quando ti vedo, sorridente e sicuro, camminare a passi lenti, i tuoi passi, tra la folla.

Mi guardi fissa, pigramente e sai,  che non vorrei essere in nesun altro posto che qui, tra questo sferragliare di treni, tra le urla dei viaggiatori, tra l’abbaiare festoso dei cani che rivedono i padroni dopo tanto tempo.

Ti vedo e penso che questa fitta al petto che si ripete, uguale e intensa, ogni volta, è la mia gioia. Un dolore misto a piacere che attendo con ansia.

Lacrime e sorrisi in egual misura.

Shiver

La grande bellezza

Amo da sempre la Roma notturna, quella dei pochi passanti, delle strade finalmente silenziose. Ne amo la bellezza di signora elegante, un poco agée, ma che sa di piacere ancora e di più l’amerò illuminata dalle pennellate luminose di Storaro, che andranno ad incastonarsi in quel gioiello antico che sono i Fori Imperiali.

http://www.vanityfair.it/news/italia/14/09/16/roma-fori-imperiali-illuminazione-unilever

Di calcio e di rispetto, questo sconosciuto…

Chi mi conosce sa che non amo il calcio. Lo trovo uno sport decisamente noioso e francamente sopravvalutato, ma a taluni piace (leggi ‘a LUI piace’) quindi mi sono concessa di vederne, di recente, alcune partite anche io (cosa non si fa per amore!).

Ne scrivo oggi, in questo blog in cui raramente parlo di me in prima persona, per il solo fatto che una notizia apparsa sulla Gazzetta dello Sport mi ha lasciato l’amaro in bocca.

Non commento i fatti vergognosi avvenuti prima e dopo la  finale di Coppa Italia. Se ne parla da giorni e non ho niente da aggiungere. Non parlo nemmeno di tal ‘Genny ‘a carogna’, a cui già troppo spazio è stato concesso, a mio parere, dai media, col solo risultato di farlo diventare ‘un personaggio’ e generare un processo di emulazione pericolosissimo.

Stando al giornalista della Gazzetta, infatti, durante la partita Napoli-Cagliari sembrerebbe che 30mila tifosi abbiano deciso di emularne, appunto, pensieri, parole…e ‘maglietta’ indossando la stessa che portava lui sabato scorso, inneggiante a tal Speziale (ultrà reo di aver ucciso un poliziotto e, ora, in prigione) di cui chiedeva la scarcerazione, appunto.

Ecco, quello che mi ha lasciato l’amaro in bocca è stato il cieco processo di emulazione che si è venuto a creare. Ho tra i miei amici tanti tifosi del Napoli, che non perdono occasione per supportare la loro squadra del cuore e a loro chiedo, qualora andassero allo stadio, di rifiutarsi di indossare una maglia che dimostri la totale mancanza di rispetto, se non per un poliziotto che ora non c’è più, almeno per la sua vedova e la sua famiglia, che devono aggiungere anche questa ferita alle tante che hanno ricevuto. 

 

La donna con il cuore in valigia

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La vita a volte è ben strana. Sei ferma ormai da un po’ nella stessa stazione, al sicuro, magari giusto un po’ annoiata e soprattutto ormai quasi certa che dovrai prendere lo stesso treno ancora per molti anni quando ecco…annuncio improvviso…hanno cambiato tutto!

Orari, treni, binari…tutto quello che ti era così familiare è stato spazzato via e sostituito dall’alta velocità. Non c’è più neanche il capostazione simpatico che ti sorrideva sempre e ti dava indicazioni quando, sbadatamente, ti perdevi.

Niente è più come prima. Per un po’ corri in cerca dei tuoi punti di riferimento abituali, ti affanni in giro per i sottopassaggi, ti perdi tra lo sferragliare acuto e continuo e poi ti fermi, forse ti siedi, e rifletti che in fondo ti sei sentita più viva in questi pochi momenti di smarrimento che in tutti gli anni ferma di fronte allo stesso binario.

Ecco. La vita è così. Ti mette in mano una valigia e ti dice ‘Ora scegli una destinazione’.

L. Shiver

Sono una donna

Sono una donna

 

Nessuno può immaginare

quel che dico quando me ne sto in silenzio

chi vedo quando chiudo gli occhi

come vengo sospinta quando vengo sospinta

cosa cerco quando lascio libere le mie mani.

 

Nessuno, nessuno sa

quando ho fame, quando parto

quando cammino e quando mi perdo,

e nessuno sa

che per me andare è ritornare

e ritornare è indietreggiare,

che la mia debolezza è una maschera

e la mia forza è una maschera,

e che quel che seguirà è una tempesta.

Credono di sapere

e io glielo lascio credere

e avvengo.

 

Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà

fosse una loro concessione

e ringraziassi e obbedissi.

Ma io sono libera prima e dopo di loro,

con loro e senza di loro

sono libera nella vittoria e nella sconfitta.

 

La mia prigione è la mia volontà!

La chiave della prigione è la loro lingua

ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio

e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.

 

Sono una donna.

Credono che la mia libertà sia loro proprietà

e io glielo lascio credere

e avvengo.

 

di Joumana Haddad (Beirut, 6 dicembre 1970) poetessa, giornalista e traduttrice libanese.

 

Aspettando la musica

Lo aspettava da ore, seduta accanto alla finestra, con tranquilla consapevolezza.

Lo aspettava ogni giorno, ormai, da giorni.

Aria era così. Lei semplicemente sapeva che, non importa quando, se di giorno o di notte, portandosi appresso la pioggia o il sole. Lui sarebbe sempre arrivato e avrebbe portato con sé la musica.

Così rimase immobile, anche quel mattino, ad ascoltare la pioggia bussare sui vetri, sorseggiando il suo caffè e scottandosi le labbra, impegnata ad osservare la sottile consistenza fumosa che le solleticava il naso.

Un giro di chiave.

Trasalì. Un po’ di liquido bollente le scivolò sulle dita. Tremava.

Posò la tazza e si asciugò le mani sui fianchi, mentre si alzava.

La porta si aprì, con un cigolio lento . Rumore di passi e poi un’ombra scura entrò.

I loro occhi si incontrarono prima dei loro corpi e, come ogni volta, cominciò la musica.

-L. Shiver

Turn me on- Norah Jones

http://www.youtube.com/watch?v=ED1B39W9b0E

Image: Jack Vettriano – ‘In thoughts of you’

Donne che corrono coi lupi

Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l’ombra della donna selvaggia ancora si appiatta dietro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe.

CLARISSA PINKOLA ESTÉS

Cheyenne, Wyoming

(Prefazione – Donne che corrono coi lupi)

I nostri baci

Ci sono baci come carezze, lente, estenuanti.

Baci come fiori, da sfogliare delicatamente, petalo dopo petalo e, poi, i baci aggressivi, violenti, di labbra da mordere e da cui farsi marchiare.

Poi, ci sono i nostri baci.

Quelli che non sono uguali a nessun altro che abbiamo dato, prima o dopo di noi. Quelli per cui ti manca il respiro, il cuore perde un battito, i movimenti si fanno lenti perché il desiderio generato dall’attesa è, esso stesso, piacere.

-L. Shiver